domenica 27 luglio 2014

La "maledizione" del sepolcro antico

La "maledizione" del sepolcro antico
SARA GRATTOGGI
18 luglio 2014 LA REPUBBLICA
PROTEGGEVANOle tombe dai profanatori, per assicurare ai defunti il riposo del sonno eterno o per consegnare loro messaggi "magici" di vendetta indirizzati ai nemici che avevano già raggiunto l'aldilà. Erano vere e proprie maledizioni, incise su lamine di piombo dette " tabellae defixiones" poste a protezione dei sepolcri. Come quella trovata a Ostia Antica, nel Parco dei Ravennati, sulla tomba di un bambino: una delle molte sepolture portate alla luce nell'ultima campagna di scavi coordinata dalla Soprintendenza per i Beni archeologici di Roma e dall'American Institute for Roman Culture: un cantiere-scuola che da giugno vede impegnati 30 studenti provenienti da università di tutto il mondo.
Fra le aree indagate, c'è quella del mausoleo circolare di età tardo-repubblicana foderato in travertino, probabilmente appartenuto a una famiglia aristocratica, già riportato in luce l'estate scorsa, insieme alla vicina strada basolata di età imperiale. «Non sappiamo ancora se si tratti di un sepolcro isolato o se sotto terra si nasconda una vera e propria necropoli, forse la prosecuzione di quella Ostiense» spiega Paola Germoni, responsabile dell'area per la Soprintendenza e coordinatore scientifico dello scavo. «Addossate alla struttura centrale abbiamo trovato molte sepolture di ogni tipo, riferibili a diversi riti funerari: dalla cremazione all'inumazione », racconta l'archeologa. «È un'occasione straordinaria perché possiamo vedere l'olla con le ceneri del cremato accanto a un'anfora che conteneva lo scheletro di un inumato, vicino a un inumato in terra. Ciò testimonia la grande libertà di decisione che gli antichi avevano sul proprio corpo e che più tardi si sarebbe persa».
Se gran parte delle tombe risale al III-IV secolo d. C., molte furono rimaneggiate anche successivamente, o andarono a coprire sepolture precedenti in ambienti decorati con affreschi. Fra le tombe a inumazione, c'è quella del bambino protetta dalla maledizione contro gli eventuali profanatori. Il testo del messaggio "intimidatorio" ancora non si conosce, «ma abbiamo asportato il supporto per procedere alla sua lettura », spiega Germoni. Il riuso del monumento funebre continuò poi fino al Medioevo, forse in associazione al culto di Santa Monica o di Santa Aurea.
Ma la nuova campagna di scavi, co-diretta da Darius Arya e Michele Raddi, con la collaborazione di Flora Panariti, ha ampliato le indagini anche nella vicina domus del IV secolo, probabilmente appartenuta a una ricca famiglia aristocratica e caratterizzata da splendidi pavimenti in opus sectile, già emersi l'estate scorsa. «Lo scavo di quest'anno ha messo in luce il motivo centrale delle decorazioni geometriche, estremamente raffinate », racconta Germoni. Ma non solo. Accanto agli ambienti caratterizzati dai preziosi marmi colorati, è stata rinvenuta anche un'area pavimentata con basoli in epoca successiva, con una vasca in cui sono stati trovati ami e pesi di piombo per le reti: forse una peschiera privata, forse testimonianza di un utilizzo successivo della struttura per attività commerciali e artigianali.
A svelare con più precisione la storia dell'area nel Suburbium di Ostia Antica, vicina al castello di Giulio II, sarà la prossima campagna prevista per il 2015. Nel frattempo, per scoprire tutte le novità degli ultimi scavi, l'Airc ha lanciato l'hashtag #wedigrome.

lunedì 14 luglio 2014

I misteri mai risolti della necropoli romana

I misteri mai risolti della necropoli romana 
Urbino, 25 giugno 2014
I nostri passi camminano ogni giorno sulla storia. Ma a volte quella storia non appartiene soltanto al vissuto dei ricordi, alle memorie ancestrali. Si trova ancora là, basta saperlo scoprire. E poco distante da Urbino c'è un luogo unico e finora sconosciuto ai più, ricco di segni ancora tutti da decifrare. Pochi metri sotto il manto stradale, si apre infatti una cavità che abbiamo esplorato con il Coordinatore Nazionale delle Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana, Michele Betti, accompagnato dai membri del Gruppo Speleologico Urbinate Francesco Mercantini e Filippo Venturini.

Alla fine degli anni '80 l'Anas, considerandolo un semplice vuoto al di sotto della strada statale 73bis di Bocca Trabaria, aveva deciso di riempire l'intero sito con il calcestruzzo allo scopo prudenziale di evitare cedimenti nel terreno adiacente. Soltanto il provvidenziale intervento del proprietario del terreno, Cesare Maria Cangiotti, che aveva fortunatamente intuito il valore storico del sito, era riuscito a fermare le betoniere già all'opera. Ma a quel punto occorreva un intervento delle autorità competenti in materia, che si manifestò nel 1992 attraverso una perizia della Soprintendenza ai Beni Archeologici delle Marche attestante tale posto come « un antico luogo di culto risalente all'alto Medio Evo, di notevole rilevanza storica e monumentale, in quanto unico esempio di tale genere nelle Marche settentrionali».

«Secondo le mie ricerche» racconta Cangiotti «l'antica strada che portava alla Toscana e a Roma, più volte rivista sia in epoca medievale che sotto la spinta del Granducato di Toscana, transitava al di sotto e più a lato dell'attuale tracciato, dunque non al di sopra ma accanto a quella che si potrebbe definire un'antica chiesa rupestre». Secondo gli esperti del Gsu, il sito è ancora tutto da decifrare ed è ricco di suggestioni.

«La collocazione disassata di quello che potrebbe essere l'altare principale lascia dei dubbi» afferma Michele Betti. «Abbiamo trasmesso le immagini ad altri colleghi specializzati in chiese rupestri ed è emersa un'altra ipotesi, ovvero che la grotta possa risalire a tempi ancora più antichi, ovvero a epoca preromana. Le cavità alle pareti hanno infatti le caratteristiche delle tombe a camera, simili ad esempio a quelle di Pitigliano e Sorano in Toscana».

In effetti, con l'avvento del cristianesimo si assistette in tutta Europa a un diffuso sincretismo sui luoghi del paganesimo precristiano: si pensi alle croci poste sui menhir di Carnac o, come potrebbe essere questo il caso, alla trasformazione di antiche necropoli in chiese rupestri. Ma prima di tutto questo luogo magico, prima ancora che valorizzato, va messo in sicurezza: i puntelli rischiano di cedere, anche a causa del traffico sempre più intenso sulla statale. E siamo sicuri che un luogo così unico, in altri paesi, avrebbe di certo ricevuto maggiore attenzione di una colata di cemento.

Tiziano Mancini
http://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cronaca/2014/06/25/1082930-necropoli-romana-urbino-misteri.shtml#1